Arrampico da un po’, non tantissimo, ma oramai diciamo che
l’arrampicata è uno sport che pratico costantemente da anni, due o tre sicuro!
Attacco della via |
Da molto meno invece, io e Matteo, abbiamo iniziato l’arrampicata
in montagna, “in ambiente” come diciamo
tra noi. Per quest’attività occorre aver un po’ più convinzione, occorre
conoscere bene le proprie capacità e i propri limiti e soprattutto occorre non
pensare ad arrampicare, perché in ambiente la concentrazione deve essere
rivolta non tanto al movimento necessario per la progressione ma
soprattutto a ciò che ci circonda; occorre trovare la strada, la direzione
giusta, capire quali appigli sono buoni e quali si potrebbero spezzare tra le
nostre mani, occorre capire dove sono piazzate le soste o ancora peggio si
devono allestire da capo, ex novo, quando non ci sono e vuoi recuperare il tuo
compagno. Insomma arrampicare deve diventare il problema minore.
Per questo, per imparare a valutare tutto il resto e non pensare
ad arrampicare, per riuscir bene, per migliorare ci si deve
allenare.
Sono decisa ad andar da prima anche in montagna su vie d’ambiente,
devo quindi allenarmi a questo………e la via “Duri e Osti” ci è sembrata un buon
esercizio.
Si sviluppa su 4 tiri, tutti ben
spittati e protetti, ma non come le falesia. Le protezioni sono
un po’ più distanti e occorre aver più sicurezza per proseguire. Questa via con
gli spit e le catene ben visibili mi toglie il pensiero di trovare la
direzione e allestire le soste, devo solo arrampicare da primo su difficoltà di
un certo grado.
Con Matteo si è deciso che per allenarci ad andare da primo
si alza un po’ il livello di difficoltà su queste vie a più tiri.
Dopo un attimo di esitazione per trovare la partenza, c’è sempre
da star bene attenti a non sbagliare l’attacco, parto per il primo tiro, che è
in comune con la via “Fessura dei Vesuviani”.
Ho fatto la Fessura qualche mese fa, ma da secondo, e ricordo che
l’attacco, propri nei primi movimenti è un po’ antipatico ed è proprio
questo tratto che dà il grado di difficoltà a tutto il tiro, V + che in
effetti mediamente è un po’ meno difficile.
Dopo il primo passaggio, su placca lisca, difficoltoso anche
perché i muscoli sono ancora freddi, in cui conviene spostarsi un po’ verso
sinistra, anche se le prese grandi sono a destra ma non possono essere
utilizzate per salire, arrampico seguendo una linea verticale abbastanza sicura
di me e senza troppe difficoltà arrivo alla prima sosta, una catena fissata su
due alberelli che nascono proprio li in mezzo. Mentre Matteo si prepara a
raggiungermi mi invento un modo per rafforzare la sosta, aggiungo fettucce e
cordini, ma senza troppi risultati, anche per questo occorre esercitarsi.
Fortuna che c’è la catena a reggerci.
Prima di arrivare all’attacco del secondo tiro occorre percorrere
un breve sentiero in mezzo ad un boschetto fino quasi ad arrivare alla parete
di roccia superiore. A questo punto si sale verso destra su facili roccette e
ci si imbatte in un anello per proteggersi e avanzare ancora verso destra, su
un terrazzino non molto comodo, per arrivare al filo dello spigolo dove parte
il secondo tiro.
2° tiro |
Il secondo tiro è un V + con passaggi di VI, non tanto per la
difficoltà nell’arrampicare, ma soprattutto perché dopo una partenza
tranquilla, c’è da spostarsi a sinistra e attraversare una fessura con
roccia rotta e proprio con questo spostamento ci si ritrova sospesi nel vuoto
perché si guadagna lo spigolo della parete. Poi ci si alza su una zona dove le
prese sono buone per le mani ma non sempre per i piedi, occorre quindi andar in
aderenza e restare tranquilli di testa, sperando di trovare durante la salita
un altro buon appiglio per le mani, restando sempre sospesi nel vuoto.
Nella zona finale dello spigolo si trova la catena con due spit e
si allestice una sosta molto aerea ed esposta..
Da qui parte il terzo tiro, che presenta, come maggiore
difficoltà, solo un passaggio di 6a. In falesia il 6a è alla mia portata
quindi decido di andare io da primo, ma in montagna o anche in vie a più tiri,
quando la terra ferma è lontana dai tuoi piedi, le sicurezze che hai sono
minate da mille perplessità. Il passaggio di pochi metri subito dopo la
partenza è un po’ strapiombante e il secondo spit su cui proteggermi è 10 cm
più alto del mio braccio allungato.
Passaggio di 6 a |
O io sono troppo corta o devo allungarmi di più!
Ma in mezzo al nulla, con più di 50 metri sotto di noi, non è
facile fidarsi dei propri movimenti e dei pochi appigli che si hanno e
avanzare. Tento un po’ di volte, mi ricalo, riprovo, ma la testa mi dice che
per arrivare allo spit devo azzardare troppo e potrei volare.
Ed il volo in montagna mette paura!
Lascio quindi il compito di passare quel tratto a Matteo, che è un
po’ più capace di me, anche se il mio orgoglio dice …” solo più alto” .
Dopo lo strapiombo le difficoltà diminuiscono e si continua la
salita senza troppi problemi fino ad una sosta sospesa, sempre sul filo dello
spigolo.
Sosta del 3° tiro |
L’ultimo tiro, spetta a me, ma oramai la via può dirsi conclusa,
infatti c’è solo da proseguire un po’ verso destra, star attenti alle rocce non
sempre compatte e raggiungere la successiva sosta, ben visibile su catena.
Il 4° tiro visto dall'alto. |
Finita la via ci si può calare in doppia utilizzando le
catene alle soste o proseguire ancora tra roccette e arrivare in
cima alla vetta, dove terminano anche le atre vie della zona, per poi
ridiscendere per il sentiero.
Resto un po’ amareggiata per quel passaggio di 6° che non ho
superato, e questo mi dà la certezza che ancora devo migliorare, ma nel
complesso sono soddisfatta di come abbiamo affrontato le difficoltà che la via
presentava: insieme con Matteo siamo in grado di darci il cambio, di
arrampicare in tranquillità, di capirci e sostenerci.
Questa è la strada giusta per raggiungere i nostri obiettivi, ogni
volta più ambiziosi, anche se in montagna non si è in falesia. Non ci sono
altre persone a guardarti e tutto ciò che raggiungi, lo vedi solo tu………….e il
tuo compagno di corda. Forse è per questo che la montagna mi piace di più della
falesia: è una sfida solo contro te stesso, per migliorarsi, ed è anche un
continuo affidarsi al tuo compagno di cordata.
Matteo Pallotto - Beatrice Tasso
30-09-2012 Via Duri e Osti - Gelagna Alta - Monte Igno - Parete Sud.
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