lunedì 3 ottobre 2016

UOMINI, LUPI E ROCCIA: LO SPLENDORE DEL BOVE

VIA ALLETTO-CONSIGLIO SPIGOLO NORD-EST MONTE BOVE 

Il grande scalatore Rolly Marchi, nel suo libro “le mani dure”, spiega bene come di solito inizia la storia : ….”Dapprima si tratta di un virus che non si può misurare né localizzare .Però esiste , passa dallo stomaco alle mani , dagli occhi ai piedi , di giorno e molte volte anche di notte .Ti sfugge ,lo insegui, è più veloce del pensiero. Quando prende gli occhi li domina ambedue e zac! di scatto li indirizza verso una parete e tu ,inebetito, ti adagi in una specie di raptus a guardarla. In quel momento il virus diventa microbo.”

Ecco, per noi che ci dilettiamo in questo “gioco” chiamato alpinismo ,ci sono pareti e montagne che a volte diventano delle vere ossessioni.
Per me il Bove è una di queste fin da quando, da bambino, mentre frequentavo i campi scuola a Ussita, vedevo con ammirazione quella montagna dal sapore dolomitico che dominava la piazzetta ,così imponente e così diversa dalle altre che la circondavano .
Già allora fantasticavo di poter arrivare in cima . Da escursionista ,diversi anni dopo, ci sono salito in tutti i modi possibili, di giorno , con la bella stagione e con la neve , e di notte, bivaccando sotto le stelle in vetta o alle sue pendici. Quando poi inizi ad arrampicare incominci a guardare quelle pareti con occhio diverso, così ogni volta che passo in Val di Panico o mi trovo in cima alle montagne difronte, mi capita spesso di piegare la testa da un lato per vedere meglio le pieghe della parete , camini, diedri e fessure su cui poter salire.
Ed inizi il lungo avvicinamento …. Cerchi di prepararti fisicamente e tecnicamente , di conoscere i tuoi limiti e fino a che punto puoi spingerti , leggi e rileggi storie di salite e relazioni , cerchi alpinisti che vi hanno già scalato.
Sul massiccio del Bove di vie alpinistiche ce ne sono molte con una gran varietà di difficoltà e lunghezza ed alcune di esse , con gli anni, ho avuto la fortuna di ripetere, ma una delle più belle è senza dubbio quella che corre lungo lo spigolo Nord Est. La via è un vero capolavoro di maestria ed è stata aperta da Franco Alletto e Paolo Consiglio nel 1955, due grandissimi alpinisti romani che in quegli anni contribuirono ad innalzare il livello tecnico con innumerevoli vie in Appennino , sulle Dolomiti ,sulle Alpi e sulle principali catene di tutto il mondo , dall’Himalaya al Sud America. Sfruttando i punti deboli della parete riuscirono ad inventare questa via che conta uno sviluppo di 850 mt per 18 tiri di corda risalendo per fessure, diedri, camini e qualche passaggio in placca .
E’ la via più lunga dei Sibillini , per sviluppo paragonabile solo alle vie del Paretone e del Monte Camicia ,che ,a detta di molti, non ha nulla da invidiare alle più blasonate classiche delle Dolomiti. Un bel viaggio verticale insomma dove bisogna sapersi muovere con una certa continuità , perdi anche solo 10 minuti a tiro ed il conto è presto fatto , ti ritrovi ad uscire con 3 ore in più rispetto alla tabella di marcia… I molti racconti che avevo ascoltato mi parlavano di bivacchi improvvisati , ultimi tiri affrontati alla luce della frontale , difficili ritirate, molte varianti presenti dove è facile perdersi e andare fuori via .
Per questi motivi e conoscendo il maestoso ,selvaggio e intricato ambiente della parete Nord del Bove ho sempre avuto un certo timore ad affrontare questa via senza qualcuno che non l’avesse ripetuta prima . L’occasione arriva quando Carlo Minnozzi mi manda un messaggio con su scritto: te la senti di andare a fare l’Alletto –Consiglio? Non potevo chiedere di meglio. Carlo è un grande alpinista , ha scalato lo spigolo molte volte ed è uno dei pochi che può vantare anche una ripetizione invernale. Mi ci sono legato altre volte in cordata , conosco il suo valore e le sue doti , non ci penso due volte e gli rispondo :Presente ! Non smetterò mai di ringraziarlo per il sogno che mi ha regalato . Alba di Domenica 21 Agosto , il gran giorno è arrivato.
Per quanto possibile cerco di godermi anche le ore che precedono l’azione . Timore e trepidazione, entusiasmo e gioia si mescolano nell’attesa Ripassi mentalmente la relazione e continui a guardare la foto della parete da salire e immagini di essere già lì dentro. Ma questo mix di emozioni contrastanti oramai so che fa parte del "gioco" e che tutto scomparirà appena saremo all'attacco .
Sono una di quelle regole non scritte dell'alpinismo , la concentrazione assoluta prenderà il posto di tutta la tensione appena poggerò le dita sulla roccia , da quel momento non ci sarà null'altro , solo io e la prossima presa e appiglio .
Decidiamo di partire da Calcara in modo di poter scendere poi dal sentiero in Val di Bove evitando la ripida Valle Romana. Siamo due cordate, ci sono anche Luca Trubbiani e Daniele Catorci .
Partiamo leggeri , con il minimo materiale necessario , puntiamo ad essere rapidi ed uscire prima di sera. Lungo la sterrata l’avvicinamento passa veloce , quando iniziamo a risalire il ripido bosco puntando all’evidente pilastro giallo che segna l’attacco , lo spigolo si mostra in tutta la sua bellezza e grandiosità , da sotto è veramente impressionante .
Un’ interminabile successione di pareti verticali intervallate da enormi pilastri e cengie erbose , ci guardiamo ed esclamiamo : che montagna stupenda, a me e a Carlo esce spontaneo anche un ululato ! Partiamo subito , la giornata è stupenda e la temperatura ideale , al terzo tiro la montagna ci dà la sveglia con un bel tiro su placca , ma è un’arrampicata che conosco dagli allenamenti in falesia , tecnica , di piedi , su roccia buona , insomma passiamo senza particolari problemi.
Il vero volto del Bove si mostra da qui in avanti …. Incominciano i tiri su ripidi scivoli erbosi quasi verticali , siamo sul III° -IV° , ma è come scalare sulle “uova” . Capita di mettere i piedi su sassi incastrati sulla terra , molti non sono affatto stabili , e per le mani non è raro trovarsi a tirare ciuffi d’erba di varie specie, alcune aromatiche, se sei fortunato, altre urticanti e spinose . L’arrampicata si fa dura dal punto di vista mentale , ti trovi sempre in un equilibrio precario ed è praticamente impossibile proteggersi.
Poi arrivano la serie di camini. Qui il movimento motorio , da danza flessuosa ed elegante, diventa più una lotta greco-romana con la montagna! La tecnica è semplice , bisogna incastrare l’intero corpo tra le strette pareti rocciose per guadagnare una posizione di equilibrio e poi, pian piano, cercare di salire opponendo da una parte le braccia e la schiena e dall'altra le gambe, praticamente strisciando in verticale . Sembra facile a dirsi ma la cosa è abbastanza faticosa !
Visto che siamo due cordate nelle soste capita anche di scambiare due chiacchiere , in uno di questi momenti con Luca ci diciamo, come in scalate del genere, sembra quasi che ci sia una dilatazione spazio-temporale , il tempo sembra non passare mai , i minuti sembrano ore . E se chiudi gli occhi per un attimo, quando li riapri e ti trovi immerso in un universo di roccia capita che ti chiedi : ma io qui in mezzo come ci sono capitato?? Anche se la concentrazione è sempre massima non puoi fare a meno di guardarti intorno , l’ambiente è davvero spettacolare.
Si è a picco sulla splendida Val di Panico , Casali e Ussita laggiù sullo sfondo ti ricordano che sei veramente solo ed isolato. Per tutta la salita si ha una visuale privilegiata sugli spalti e sulla parete Nord , e alle spalle si staglia tutta la dorsale montuosa che dalla Croce di Monte Rotondo arriva fino al Berro e alla Priora passando per la forcella del Fargno. Poi , al quattordicesimo tiro, arrivati su un forcellino, riesci anche ad ammirare le spettacolari pareti e i profondi canali del versante Est .
I piedi dentro le scarpette incominciano ad invocare pietà e si inizia a fantasticare di cibi, pietanze varie e birre gelate , segno inconfondibile che è da un po’ che siamo in giro … ma oramai ci siamo ,ci godiamo la stupenda arrampicata sulla crestina finale, che è una lama di rasoio a picco sui due versanti ,e siamo fuori dalle difficoltà ,nessun altro limite, eccetto il cielo.
A distanza di due giorni riguardo la foto che Carlo mi ha scattato sulla cima , in quella foto riconosco la felicità pura e semplice di quell’attimo in vetta.
Non è una cosa facile da spiegare a chi non ha mai vissuto certe esperienze, arrivi con la mente svuotata da qualsiasi pensiero , ti togli le scarpette , dai sollievo ai piedi stanchi e affaticati , e ritorni a camminare in posizione eretta. In quei brevi momenti sulla vetta ti senti vivo come non mai , una piacevole sensazione di leggerezza attraversa tutto il tuo corpo , e mentre l'adrenalina e la tensione scemano incominci ad assaporare e a goderti le straordinarie emozioni che hai appena vissuto. Condividere le paure e i timori , la responsabilità delle decisioni , le strategie, i rischi , la gioia e la felicità, il tutto amplificato all'ennesima potenza e compresso in un breve spazio temporale, ti lega in maniera indissolubile ai tuoi compagni di cordata, ed è forse la cosa più bella che ti possa accadere. Arriviamo alla sella oramai all’imbrunire , ma non abbiamo più nessuna fretta e ce la prendiamo comoda godendoci un bellissimo tramonto oltre la Croce del Monte Bove .
Altre due ore di discesa ci aspettano prima di ritornare a Calcara ma è fatta ,non rimane che preparare le frontali , cullarci nelle emozioni della splendida giornata appena trascorsa e incominciare ad assaporarne già i primi indelebili ricordi mentre affrontiamo in discesa il versante Sud del Bove.
Una volta a Visso ci fermiamo alla prima pizzeria utile per l’immancabile rito alpinistico e tutto diventa bello davanti ad un paio di birre e ai soliti piacevoli discorsi, "ma quanto siamo stati bravi, ma che bella giornata! ".
A pensarci bene l’alpinismo è tutto qui ,al di là delle difficoltà tecniche affrontate e della lunghezza della via , l’aver condiviso con altri amici emozioni e felicità che resteranno indelebili per tutta la vita . Per chi ha resistito a leggere fino a qui vorrei concludere con alcune parole di Paolo Consiglio , uno degli apritori della via: “E' strano come l'alpinismo sia a volte completo, come interessi senza eccezione tutte le attività fisiche, psichiche, spirituali dell'individuo, che proprio in quel dinamismo dell'azione trova l'istante di armonia totale. Il fisico è equilibrato al punto che la materia pare sottratta al peso, lo spirito è come un lago enorme dalle acque perfettamente calme capace di assorbire qualsiasi sensazione, la più ricca, la più profonda, senza esserne minimamente turbato. E si sale, una mano dietro l'altra, un passo dietro l'altro, tutto come regolato da un misterioso ritmo, in un gioco di movimenti e di equilibri che fa pensare ad una danza; E l'alpinismo ,attraverso la realizzazione armonica delle nostre attività sia fisiche che spirituali, è guardare dentro noi stessi, e attraverso noistessi nell'universo…”
 

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