martedì 22 maggio 2012

26-02-12 Monte Porche (2233 m) - Cima Vallelunga ( 2221 m)



Come sempre accade, quando si decide di andare in montagna, anche questa volta abbiamo organizzato la nostra uscita con molta attenzione, calcolando i tempi di percorrenza, valutando le temperature previste e le variazioni meteorologiche in atto e cercando di aver ben chiara tutta la situazione climatica per non trovarci in difficoltà in vetta. Le previsioni meteo per questa domenica non prevedono nulla di buono, anzi, per mezzogiorno ci sarà un brusco peggioramento e un abbassamento netto delle temperature, quindi è necessario partire presto, muoversi velocemente e tornare indietro prima che il maltempo ci raggiunga.
Consultandoci tra noi, decidiamo di anticipare la partenza a sabato notte così da poter essere intorno alle 5 del mattino già in movimento. Dalla stazione sciistica del Monte Prata  saliremo per la sterrata che porta alla Fonte della Iumenta e seguiremo fedelmente il crinale,  per giungere alla Cima del Monte Porche (2233 m) per l’alba. Da qui, con la luce dei primi raggi di sole, continueremo poi in direzione Nord-Est sul filo di cresta fino alla Cima di Vallelunga (2221 m) e alla Sibilla (2173 m), una magnifica cavalcata tutta sopra i 2000 m di altitudine.
Questo è il nostro obiettivo.
Anche questa volta, ci aspettiamo di vivere un’esperienza stupenda, perché la partenza all’alba, se pur impegnativa e pesante per le poche ore di sonno, assicura uno spettacolo assoluto. L’alba in vetta è magnifica, tutto intorno si trasforma, appena sfiorato dai primi timidi raggi di sole, e sembra  vestirsi di tinte nuove e di mille sfumature, la neve si colora di rosa e anche di azzurro, e il cielo si infuoca. Il freddo della notte sembra dissolversi, anche se in realtà la temperatura non sale, ma in quei momenti l’esplosione di luce riscalda il corpo tanto quanto gli animi.
Questa volta ci siamo armati anche di pesanti cappottini per riparare i nostri cani dal freddo e dal vento, ma  Nilak, abituato alle basse temperature, sembra quasi soffrire nel suo cappotto, tanto che Matteo fatica di più a metterglielo che a toglierglielo. Dopo due foto Nilak infatti è già di nuovo libero dal suo ingombro, mentre invece Honey, credo abbia apprezzato moltissimo il nuovo indumento. Di buon ora, come previsto siamo a Cima di  Vallelunga, ma Matteo continua a guardare in cielo dubbioso, in prima battuta  non riesco a comprendere la sua preoccupazione, il cielo è di un limpido assoluto e la giornata sembra resterà stupenda ancora per molto, ma conosco la sua capacità di valutazione ed in questo mi fido completamente di lui, quindi quando ad un certo punto, senza motivi apparenti, Matteo decide di tornare indietro, o meglio chiede il mio parere su questa sua inaspettata decisione, io non ho nulla da obiettare.
Tutte le previsioni meteo da lui consultate il giorno prima in fase di organizzazione, prevedono un peggioramento per le primissime ore del pomeriggio quindi secondo lui è arrivato il momento di rientrare, anche se ancora non siamo giunti alla meta prefissata, la Sibilla. Sinceramente, se fosse stato mio il compito di far questo tipo di valutazione avrei portato i nostri cani e noi stessi in mezzo ad una bella bufera, infatti già al momento del nostro dietro front il cielo è iniziato a velarsi riempiendosi di piccole e particolari nubi striate che andavano dal basso verso l’alto, segno di un vento da nord che non presagisce nulla di buono.
Quindi torniamo sui nostri passi abbandonando l’impresa, la Sibilla attenderà, e noi torneremo, con il solito entusiasmo, la prossima volta ad ammirarla e salutarla  più da vicino,  per oggi è meglio fermarsi e tornare indietro. Scendiamo nella valle e risaliamo per il colle Nord del Monte Porche non tanto per modificare il nostro itinerario ma soprattutto perché il vento inizia ad essere fastidioso ed è abbastanza pericoloso camminare in cresta. Nel giro di pochissimo la bella giornata, impossibile da rovinare, si trasforma in un inferno, freddo e ventoso. Si passa da un caldo che ci aveva costretto a spogliarci e metterci in  maniche corte ad un freddo pungente e da una visibilità e limpidezza stupenda ad una nebbia fitta che non ci permette di trovare la via del ritorno.
In momenti come questi, quando velocemente si modificano le condizioni intorno a te e la situazione precipita, il cervello potrebbe non reagire con la rapidità o la lucidità che invece occorrono per evitare di far stupidi errori che, in montagna possono pregiudicare la sicurezza. Consapevoli di questo, per evitare di sbagliar strada ci costringiamo a fermarci in mezzo a quella bufera e ci sforziamo di ragionare tranquillamente, cercando di estraniarci da tutto ciò che accade attorno a noi, freddo compreso. Anche i nostri cani soffrono il freddo, soprattutto Honey, che credo in questi momenti si penta di non aver trovato un padrone più tranquillo e posato di me, fortuna che oggi almeno è parzialmente protetta dal suo cappottino.  Dalla parte in cui tira il vento il suo pelo si gela e il freddo e la nebbia toglie anche a loro la vitalità e la voglia di correre e giocare. Ora ci camminano accanto, forse un pò preoccupati e sicuramente frastornati per quel repentino cambio di situazione e per le raffiche di vento, di freddo e gelo.
Camminando tra le nebbie e lottando contro il vento, ho ammirato la precisione e la cura nell’organizzare le uscite di Matteo che non si è fatto illudere da ciò che il suo sguardo vedeva, ma ha continuato ad aver ben chiaro in mente che il pericolo in montagna è reale ed è spesso causato da fattori semplici come può essere un mutamento così  rapido di temperature, in più, in vetta ti senti più esposto ai pericoli,  più isolato e perso, lontano da rifugi sicuri e il vento ha il potere di agitare le menti e rendere precario anche il più banale e abitudinario movimento.
In breve, per quanto si possa reputare breve un tragitto di ore, discendiamo di quota e iniziamo a valutare che oramai la situazione è rientrata nella normalità e ci reputiamo al sicuro, anche se continuiamo a camminare in mezzo ad una bufera di pioggia mista a neve con il freddo che ci entra fin sotto i vestiti spinto dal vento.
Appena arrivati alle macchine già iniziamo ad assaporare lo splendore di certe giornate, in cui, si sale con il buio, si assiste all’esplosione del giorno ed anche al mutamento fulmineo della natura che da docile e stupenda diventa improvvisamente terrificante e spaventosa. La cosa più splendida è che esperienze così intense ti restano dentro per giorni facendoti godere del loro fascino, e nella quotidianità delle giornate ti ritrovi a rivivere certi momenti, vieni invaso da magnifici ricordi, quasi fossero amici lontani che ti giungono in visita per sollevare il tuo animo ancora una volta.
Chissà se anche i nostri cani vivono queste esperienze con il nostro stesso trasporto e ricordano questi momenti con la nostra stessa intensità.   
   

Matteo Pallotto – il suo cane Nilak
Beatrice Tasso – il suo cane Honey

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